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La nuova Legge sulla Montagna: un’occasione dimezzata

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Il commento di Pierluigi Piccini, Assessore del Comune di Piancastagnaio a nome di tutta l'amministrazione comunale, sulla nuova Legge sulla Montagna, recentemente approvata dal Parlamento.

Data di Pubblicazione

12 novembre 2025

Tipologia

Comunicato stampa

Descrizione estesa

“La legge approvata dal Parlamento nel settembre 2025 per il “riconoscimento e la promozione delle zone montane” è la quarta normativa organica sul tema dal dopoguerra e la prima che definisce lo sviluppo delle aree montane come obiettivo di interesse nazionale. Dopo decenni di disattenzione, si riconosce finalmente che la montagna non è un margine, ma una parte strutturale del Paese.
Sulla carta, la nuova Strategia Nazionale per la Montagna Italiana e il fondo da 200 milioni l’anno per il triennio 2025-2027 dovrebbero segnare una svolta. Ma dietro la cornice ambiziosa si nasconde un disegno incompiuto, incapace di affrontare la complessità reale dei territori d’altura.

Il primo limite è il centralismo decisionale.
La legge affida al Governo gran parte delle leve operative, rinviando a una pioggia di decreti attuativi la definizione dei criteri, dei beneficiari e perfino delle priorità. In un Paese dove la montagna assume volti diversi – dalle valli alpine alla dorsale appenninica, fino ai rilievi della Sardegna e della Sicilia – un approccio uniforme rischia di tradursi in inefficacia.
Le Regioni e le Unioni montane vengono citate ma non realmente coinvolte. Si continua a pianificare dall’alto, con logiche burocratiche che ignorano la conoscenza diretta dei territori e la capacità di autoprogettazione delle comunità locali.

I duecento milioni di euro l’anno previsti rappresentano una cifra modesta se confrontata con l’estensione e la fragilità delle aree montane italiane.
Senza un’integrazione strutturale con i fondi europei e con la programmazione del PNRR, il rischio è quello di costruire un contenitore normativo privo di sostanza.
Restano vaghe, inoltre, le misure per assicurare servizi essenziali – sanità di prossimità, scuole, trasporti pubblici, connettività digitale – che costituiscono la precondizione per ogni politica di popolamento. Senza abitabilità, non c’è sviluppo possibile.

Il testo privilegia la dimensione economica: turismo, agricoltura, bioenergie, recupero dei terreni abbandonati. Tutti obiettivi importanti, ma che confermano una visione utilitaristica della montagna, vista come serbatoio di risorse piuttosto che come spazio di vita e di relazione.
Si parla di “valorizzazione”, ma poco di diritto a restare, di manutenzione del paesaggio, di educazione alla cittadinanza montana. La montagna non è solo economia: è cultura, memoria, identità collettiva. Ignorarlo significa smarrire il senso stesso della permanenza umana in quota.

Sorprende il quasi totale silenzio sul cambiamento climatico, che nelle aree montane produce già effetti drammatici: perdita di biodiversità, erosione del suolo, frane, siccità e alluvioni.
Non un accenno alla gestione sostenibile delle foreste, alla filiera del legno-energia, né a progetti di autonomia energetica locale basati su fonti rinnovabili.
Eppure la montagna potrebbe essere un laboratorio avanzato della transizione ecologica, luogo di sperimentazione tra ambiente, energia e innovazione sociale.

Per regioni come la Toscana e per territori come l’Amiata, la nuova legge offre un quadro di riferimento utile, aprendo margini di finanziamento e programmazione. Ma non basta una cornice se mancano strumenti e autonomia.
Lo sviluppo della montagna non si decreta per legge: si costruisce con politiche territoriali coordinate, con il coinvolgimento delle comunità e con una visione di lungo periodo.
La sfida non è solo economica ma demografica, sociale e culturale: riportare vita, lavoro e servizi dove l’Italia si sta svuotando.

Oggi la montagna ha bisogno di fiducia e responsabilità, non solo di fondi.
Senza un reale decentramento delle decisioni e una strategia che metta al centro le persone e non le carte, questa legge rischia di restare un’occasione dimezzata – utile per annunciare, ma insufficiente per cambiare davvero”.

Ultima modifica: mercoledì, 12 novembre 2025

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